Bufala: inchiesta derivati, Mario Monti indagato per favori alla banca


L'ex presidente del Consiglio e senatore a vita Mario Monti, nonché due ex ministri dell'Economia sarebbero finiti sotto indagine. L'operazione derivati tra Morgan Stanley e il Tesoro, chiusa tra il 2011 e il 2012, avrebbe provocato danni erariali per circa quattro miliardi di euro. La Procura Regionale del Lazio della Corte dei Conti avrebbe presentato alla banca americana e ad alcuni ex dirigenti del Tesoro l'invito a dedurre. A mettere in moto la magistratura sarebbe stata la procedura che avrebbe consentito a Morgan Stanley di chiudere anticipatamente contratti stipulati con lo Stato italiano.

Come si legge su Stop euro, Italiano sveglia, Video italia, Tutto notizie dal webAction web24, L'economico, Un universo e Notiziario online360: «Il governo di Mario Monti e due ex ministri dell'Economia sono finiti sotto inchiesta. La procura regionale del Lazio della Corte dei conti, ha presentato alla banca Usa e ad alcuni ex dirigenti del Tesoro, l'invito a dedurre. L’operazione derivati tra Morgan Stanley e il Tesoro, chiusa tra il 2011 e il 2012, avrebbe provocato danni erariali per circa 4 miliardi di euro. A mettere in moto la magistratura è stata la procedura che ha consentito a Morgan Stanley di chiudere anticipatamente contratti stipulati con lo Stato italiano». 

«Il tutto, reso possibile da una clausola che, utilizzata nel pieno della crisi, ha contribuito a rendere rovinosa le sorti dell'Italia. Lo spread italiano, infatti, ha raggiunto numeri da capogiro, ottenendo 3,1 miliardi di euro senza interessi annessi. Le accuse dei giudici sono pesantissime e inequivocabili: i comportamenti del ministero a volte sembravano volti "unicamente e senza un valido motivo, a favorire" le banche. Si nota poi "l'anomalo collegamento tra i giudizi di rating e la formazione dei contratti di derivati (...)". Sullo sfondo, il caos politico che portò alla caduta di Silvio Berlusconi e all'arrivo del governo tecnico targato Monti, con l'occhio benevolo di Ue, Bce e Fmi».


La presunta notizia riprende un articolo di Libero Quotidiano datato 15 settembre 2016 e intitolato: «Mario Monti, la bomba dei giudici: governo indagato, "così favoriva le banche"». Come scrive Pagella Politica, che ricostruisce l'intera vicenda, nell'aprile di due anni fa "la Procura regionale della Corte dei conti del Lazio aveva formulato l'accusa di un danno erariale da 3,8 miliardi di euro nella ristrutturazione dei derivati sottoscritti dal Tesoro con la banca d'affari Morgan Stanley avvenuta nel 2012, sotto il governo guidato da Mario Monti", ma benché sia stata realmente avviata "un'azione giudiziaria sulla questione dei derivati sottoscritti dalle autorità italiane, l'ex presidente del Consiglio non è tra le persone coinvolte nell'inchiesta".

Nel processo alla Corte dei Conti sono imputati due ex ministri dell'Economia, Vittorio Grilli e Domenico Siniscalco, l'attuale direttore generale del ministero, Vincenzo La Via, e l'ex direttrice generale, Maria Cannata. Come si legge sul Corriere della Sera, l'accusa "non è di aver agito con dolo, ma di essere stati 'negligenti' nel caso dei costi sostenuti dallo Stato nella chiusura di alcuni contratti derivati con Morgan Stanley fra fine 2011 e inizio 2012". In particolare, spiega Repubblica, "Morgan Stanley decise unilateralmente di chiudere in maniera anticipata il caso dei derivati rispetto alle scadenze previste" costringendo così il premier Mario Monti a versare 3,1 miliardi di euro nelle casse della banca statunitense.


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