Bufala: Draghi contro il popolo dopo la vittoria del No al referendum


Il Presidente della Banca centrale europea (Bce), Mario Draghi, avrebbe deciso di "tagliare i viveri" al popolo dopo la vittoria del No al referendum costituzionale del 4 dicembre e la Brexit della Gran Bretagna. La Bce avrebbe deciso di "chiudere i rubinetti del quantitative easing" esponendo, in tal modo, i Paesi al ricatto dello spread, senza alcuna protezione. Ciò si tradurrebbe in "meno soldi per tutti", tranne che per la Germania. Una "sfida" diretta a coloro che avrebbero votato contro Renzi e l'Unione europea. L'azione sarebbe il primo vero passo "dell'élite" per arginare la "sconfitta nelle urne italiane e inglesi".

Come si legge su Libre idee, Web news24Mln sardu, Altre info, Actiion webAttacco mirato e Cogitoergo: «"Una stretta monetaria concepita per soffocare, in un inasprimento della crisi, quel moto di rifiuto della globalizzazione espresso dalle classi popolari impoverite". Mario Draghi esce allo scoperto: dopo la Brexit e il referendum italiano, avverte che "la ricreazione è finita". La Bce chiuderà i rubinetti del quantitative easing, esponendo gli Stati al ricatto dello spread, senza più protezioni. Fallita la "carota" (Renzi), si torna al "bastone": meno soldi per tutti, tranne che per la Germania. Una sfida, frontale, a chi ha votato No - a Renzi, all'Ue». 


«Dal presidente della Bce, scrive "Micromega", arriva la prima, vera risposta dell'élite sconfitta nelle urne italiane e inglesi. In arrivo lacrime e sangue, se gli Stati non vorranno piegarsi alle "riforme strutturali" volute dal super-potere. Tornano alla mente le parole di Guido Carli, storico governatore della Banca d'Italia, pronunciate mentre infuriavano gli anni di piombo: "La politica monetaria è uno strumento rozzo e chi lo brandisce non deve farsi prendere dal batticuore per lo sbraitare di chi ne subisce le ferite. Se non ha questa forza, è meglio che lo deponga". E Draghi "non sembra affatto intenzionato a deporre le sue armi", scrive "Micromega". Al contrario: (...)».

Il post è tratto dall'articolo pubblicato su MicroMega Online datato 9 dicembre 2016. In particolare, l'articolo si riferisce alla riunione del Consiglio Direttivo della Bce avvenuta il 3 dicembre scorso, dunque un giorno prima dello svolgimento del referendum costituzionale, quando ancora non erano noti i risultati della consultazione. In realtà, come riporta l'Internazionale, nonostante le dichiarazioni rilasciate da Mario Draghi nei giorni precedenti alla riunione, il presidente della Bce ha lasciato invariato il piano di quantitative easing. Contrariamente a quanto si pensava, la Bce ha prolungato il programma fino al marzo 2017 ed ha lasciato immutato l'ammontare mensile degli acquisti.

In questo modo però il sistema monetario europeo potrebbe non reggere a lungo e sarebbe necessario un mirato intervento politico. Come riporta Repubblica, secondo una ricerca condotta dall'Osservatorio Demos-Coop alla vigilia della consultazione referendaria, le radici del rifiuto della riforma costituzionale affondano non solo nel sentimento anti-renziano, ma anche nel malessere sociale che pervade tra i giovani del Mezzogiorno. In particolare, il 62% dei giovani dai 25 ai 34 anni prova un notevole sentimento di incertezza nel futuro, mentre il 73% ritiene sia necessario emigrare all'estero per fare carriera, dunque non necessariamente un'avversione verso l'Ue.


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